Lingua sarda interrata dalla Regione

L’attuale maggioranza al Consiglio regionale, alla base del suo programma, aveva come elementi fondamentali  l’Identità e  la Lingua sarda. Che il Presidente Cappellacci, alla fine del 2009, al Congresso sardista aveva ribadito con forza sostenendo:”abbiamo programmaticamente privilegiato i temi della lingua, cultura ed eredità culturale dei sardi come   «fattori di distintività»   in quanto essi conferiscono un’importanza decisiva alle tematiche per il radicamento del senso d’appartenenza.

Mi piace ricordare, in questo senso, come nel recente Programma Regionale di Sviluppo, abbiamo inserito per la prima volta la Lingua sarda come fattore di sviluppo… per poter definire l’impegno di adeguate risorse, sostenendo economicamente i nuovi scenari organizzativi e le modifiche legislative necessarie, realizzando l’obiettivo dell’ingresso non più subalterno e residuale della lingua sarda nelle scuole all’interno dell’orario curricolare, previa formazione degli insegnanti e con la creazione di nuova occupazione”. Chiacchiere.
Ecco i dati del Bilancio 2011 sugli investimenti culturali dell’Assessorato della Pubblica Istruzione: 94 milioni di euro (Servizio istruzione); 61 milioni (Servizio formazione superiore e Università); 47 milioni 880 mila (Spettacolo, sport, editoria e cinema); 26 milioni 776 mila (Beni culturali); 11 milioni 705 mila (Biblioteca e beni librari); 1milione 10 mila (Affari generali); 2 milioni 788 mila (Lingua e cultura sarda): a questa cifra va sottratto Il contributo Statale  della legge 482/99 pari a Euro 1.500.000 più gli importi per Sa Die de Sa sardigna e a interventi di natura culturale (non linguistica) pari a euro  350.000, per un totale di euro 1.850.000 e tocca aggiungere 50.000 arrivati con il collegato.
Pertanto se sottraiamo a 2.788.000 la somma di 1.850.000 otteniamo la cifra di 988.000 euro che è quanto la Regione spende in un anno per la sua politica linguistica. Rispetto a 245.159.000 euro di totale disponibile dell’Assessorato, 988.000 rappresenta lo 0, 40% del totale della cultura in Sardegna. C’è di più: nella prossima finanziaria vogliono “tagliare” su quello 0,40.

E, per interrare definitivamente qualsiasi politica linguistica, è stato rimosso dal suo incarico Giuseppe Corongiu, direttore del Servizio lingua e cultura sarda. Che evidentemente dava fastidio ai becchini del Sardo.
Pubblicato su Sardegna quotidiano del 26-11-2011