Dalle delibere ai videogames la lunga marcia della Lsc

videogames

 

La musica è assordante quanto basta a introdurre gli eroi di un computer game: «Issèbera s’avatar chi t’assimìgiat de prus», recita la didascalia. Le opzioni sono tre: Babbai dai quattro occhi e dalle quattro braccia, l’arciere Shardan o Bàrdia , la dea guerriera, esperta di magie. L’obiettivo del gioco non è difficile da immaginare: guidare l’esercito sardo in battaglia contro gli invasori romani. È “Gherradores”, conflitto storico virtuale ideato da Roberto Mura con la guida di Paolo Pillonca, regia di Fabrizio Melas e Luca Pintori, «pinturas» di Daniele Contini, «ammanizos de inzenieri» di Pierpaolo Marongiu e Riccardo Pinna. Edito da Domus de Janas. Lo si può scaricare dalla sezione Lingua Sarda di http://www.sardegnacultura.it/. Ma non, curiosamente, dalla versione in sardo del medesimo portale.
La ciberguerra è uno degli “Strumenti per imparare la lingua sarda” promossi tra il 2009 e il 2013 dal Servìtziu limba e cultura sarda della Regione. Si affianca a vivaci libri illustrati per bambini e a più ponderosi vocabolari e grammatiche. Tredici opere didattiche multimediali. Undici delle quali in Limba sarda comuna. Ovvero il modello sperimentale di lingua sarda unitaria per le comunicazioni ufficiali della Regione scelto da Renato Soru nel 2006 e confermato dal suo successore Ugo Cappellacci. Ventisei le traduzioni inedite in sardo di classici come “Sa Metamorfosi” di Kafka (edito da Condaghes) o “Dublinesos” di Joyce (Papiros). Venti, in Lsc, sei in varianti locali.
È tempo di bilanci negli uffici di Viale Trieste, che si preparano al giudizio universale: cambiata la Giunta, cambieranno anche le politiche linguistiche? Chi succederà a Pepe Corongiu, primo direttore e incarnazione de S’Uffitziu? Il suo nome si identifica con il progetto della Limba Sarda comuna. «Un successo nonostante mille difficoltà e pregiudizi ideologici», sostiene Corongiu, il militante che si è fatto burocrate. «Per la prima volta, dopo decenni di studi e discussioni, la Regione ha scelto di esprimersi in sardo». Ma è una lingua che nessuno parla, dicono i detrattori. Frutto di un compromesso fra Limba sarda unificada e Lingua di mesanìa. Roba di eruditi, non del popolo. «Ogni standard è artificiale, anche l’italiano», replica Corongiu. Argomentando che comunque la Lsc è «un lingua naturale per oltre il 90 per cento, mediana rispetto a tutti i dialetti del sardo»: così rilevò il linguista sardo-olandese Roberto Bolognesi nel 2006. Il direttore uscente de S’Uffitziu si sgola a ripetere: «La Lsc è un modello per la comunicazione scritta, non parlata: nessuno vuol cancellare i dialetti locali».
Lingua o limba? Entrambe sono ammesse per gli esperti degli Sportelli, braccio operativo dell’Ufficio sul territorio. Erano 38 nel 2007 e si sono moltiplicati sino a coinvolgere 247 Comuni nel 2012. Nove su dieci lavorano prevalentemente in Lsc, all’origine erano solo quattro. A Cagliari e Hinterland si arrocca la resistenza: la Provincia, prima di essere commissariata, ha adottato “Is Arregulas”, una sorta di Lsc del Campidano. «Opzione perdente», denuncia Corongiu: «Senza uno standard unico, il sardo non ha dignità di lingua, resta dialetto».
Mentre le polemiche impazzano sul web, la Lsc cammina. È entrata all’Università di Cagliari (tradizionalmente ostile) attraverso i corsi di formazione per gli insegnanti. E dilaga nelle scuole. Centinaia di bambini hanno appreso la storia e la geografia usando, in maniera crescente, la Lsc: nel 2010 su 22 progetti sperimentali di insegnamento del sardo, otto erano in Limba comuna. Nel 2013 sono diventati 162: appena un terzo dei corsi utilizza solo la variante locale del sardo. «Le resistenze di carattere ideologico cadono con l’uso concreto», sostiene Corongiu. E ribadisce: «Con piccole migliorie, la Lsc è un punto di riferimento ineludibile per una politica linguistica efficace». In altre parole, per passare dallo status quo dei molti dialetti, familiari e impotenti, al «prestigio» della lingua ufficiale. «Normale, come l’italiano».

dae s’Unione Sarda de su 30 de martzu de su 2014