Sì alla Limba davanti al giudice

Il Comitadu pro sa limba sarda attraverso una denuncia del suo Presidente Mario Carboni, esprime una forte protesta contro un intollerabile atteggiamento di discriminazione linguistica attuata dal Pubblico ministero Armando Mammone nel processo a Salvatore Meloni a Oristano. Questi i fatti: mentre l’imputato parlava in Sardo, il giudice Mammone non solo lo interrompeva ma eccepiva sull’uso della lingua sarda nel dibattimento.C’è da chiedersi: ma Mammone conosce la legislazione che permette a un imputato il diritto e la facoltà di potersi esprimere in lingua sarda? Sarebbe gravissimo che un alto funzionario dello Stato che in suo nome opera, non conosca una legge che lo riguarda direttamente. Non ci sono giustificazioni di sorta. Ancor più grave sarebbe se conoscesse la legislazione e non la mette in pratica. Sia come sia, si tratta – come sottolinea Carboni – di un ennesimo atto di prevaricazione linguistica ai danni di un diritto collettivo dei sardi, contro il diritto civile inalienabile di un intero popolo a parlare la propria lingua e a essere giudicati nella propria lingua in Sardegna, territorio abitato da una minoranza nazionale come lo è la sarda. Diritto peraltro riconosciuto non solo dall’ONU e dal diritto internazionale ed europeo ma codificato chiaramente da una Legge statale (la n. 482 del 1999) e ancor prima dalla legge regionale n.26 del 1997. Diritto rivendicato dal difensore di Meloni, l’avvocato Cristina Puddu, secondo cui “l’uso del Sardo è ampiamente previsto dal codice penale con indiscussa applicazione in tutto il territorio”. Sulla rete, a proposito del giudice Mammone che vieta l’uso del Sardo, circola la proposta di una raccolta di firme per spedirlo oltre Tirreno. Altri vorrebbero accompagnarlo, fuori dalla città di Oristano, in groppa a un asino: come si faceva un tempo nei confronti di individui “indesiderati”. L’importante comunque è che Mammone la smetta di discriminare la Lingua sarda e che alla ripresa del processo si attenga alla Legge. Che parla chiaro. E che deve solo osservare. Anche se, non fosse d’accordo. Rimane il ragionevole dubbio e sospetto che un giudice di tal fatta, che nutre tali pregiudizi e tali ostilità nei confronti del Sardo, possa giudicare con serenità e obiettività i “reati” ambientali ed edilizi nell’occupazione di Maldiventre, di cui Meloni è imputato.

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 13-4-2012