Resposta de Giagu Ledda a Eugenia Tognotti

Giagu Ledda

Non podende iscrìere in sa Nuova Sardegna unu cummentu a s’artìculu de sa prof.ssa Eugenia Tognotti de su 5 de custu mese, tituladu: “L’università e la “limba”. Non siamo certo all’anno zero”, apo iscritu diretamente a issa in sa pàgina sua de “facebook” custas lìnias chi sighint, isperende chi mi rispondat.

Gentile prof.ssa Tognotti
mi scuserà se scrivo sulla sua pagina di facebook, non avendo avuto la possibilità di rispondere al suo recente articolo apparso sulla Nuova Sardegna
In quell’articolo lei scrive che per dichiararsi critici nei confronti della standardizzazione della lingua sarda c’è bisogno di coraggio o sprezzo del pericolo. Non credo, perché chi come lei e altri che hanno scritto su questo argomento nelle ultime settimane sulla Nuova si dichiara critico, non ha esaminato, non ha sottoposto a un esame critico i metodi della standardizzazione, ma semplicemente la ignora e ignorandola ne nega l’importanza, nega quindi, attraverso la lingua sarda, il diritto che ha ogni lingua, se vuole sopravvivere, a tendere a una normalizzazione. Lei quindi non è critica, ma contraria alla standardizzazione della lingua sarda; non le dico che sia nemica (termine che presuppone un’intenzione di nuocere che lei sicuramente non ha), ma avversaria di quella che lei chiama “limba”.
Non si ripari dietro le larghe spalle di Claudio Magris per affermare che in lingua Piaroa non si può scrivere la Divina Commedia. La grandezza di questa opera è impareggiabile e nessuna altra lingua al mondo, nessuna, ne ha mai scritta una di simile. Lei in realtà vuol far dire a Claudio Magris che in sardo non si può insegnare fisica, matematica o biologia.
” … per i massimalisti, l’affermazione che all’Università il sardo non può essere utilizzato per insegnare qualsiasi materia (la fisica, la matematica, la biologia) suona come un pregiudizio ideologico e non come la pura e semplice verità”. Bene, io sono massimalista, rifiuto cioè soluzioni intermedie per la lingua sarda, penso cioè che la sua sopravvivenza sia legata al suo insegnamento e al suo uso come lingua veicolare per qualsiasi materia, in ogni ordine di scuola.
Correvano gli anni ottanta e l’allora primo ministro spagnolo Adolfo Suarez affermò che in catalano non si poteva insegnare fisica nucleare. Non ricordo se aggiunse anche la matematica e la biologia. La storia ha ridicolizzato questa incauta e sconsiderata affermazione. Le lezioni di tutte le materie universitarie, in Catalogna, si svolgono in catalano
A proposito di fisica nucleare: il mese scorso un ingegnere sardo, di Iglesias, laureato presso l’Università di Cagliari, ha difeso la sua tesi di dottorato (PhD Thesis) in fisica nucleare presso l’università di Barcellona (che non è mitica) e, oltre a spedirne una copia al Cern, in inglese, ha compilato un riassunto della sua tesi, di 17 pagine, in sardo.
Le lingue che non si danno delle norme di scrittura, che non si normalizzano, non partecipano in prima linea nella comunicazione internazionale; soffrono un processo di minorizzazione che le colloca in una situazione svantaggiata per la creazione spontanea di risorse per l’intercambio linguistico. Per superare questo squilibrio, tutte le lingue hanno creato neologismi a partire dal greco e dal latino, soprattutto in campo scientifico o si sono arricchite con calchi e prestiti da altre lingue. Il sardo, le domando, lo può fare?
Lei è ordinario di Storia della Medicina e sa che una lingua senza una terminologia specifica per ogni settore del sapere, è destinata a scomparire; conosce pertanto la storia e l’importanza dei neologismi nelle scienze biologiche. Tutte le lingue moderne che hanno deciso di sopravvivere hanno creato neologismi. Il termine proteina, per esempio, non sorge spontaneo in lingua italiana, ma è coniato in tedesco, Protein, nel 1838 e appare nella terminologia italiana nel 1875. Sarebbe sbagliato chiamare in sardo “proteina” una sostanza organica azotata? Potremmo definire in sardo “anossia” (neologismo documentato in inglese nel 1931 e passato da questa lingua al lessico scientifico di tutte le altre lingue colte, in italiano nel 1955) come la diminuzione di ossigeno nei tessuti? Penso di si.
Gentile prof.ssa, non c’è bisogno che le ricordi che nel 1827, il “Dottori Chirurgu Efis Nonnis, Supplidori de sa Cattedra de Chirurgia, in sa Reali Universidadi de Casteddu”, pubblicò, “in sa Stamperia de E. Timon”, un manuale di Ostetricia, scritto interamente in sardo, dal titolo: “Brevis Lezionis de Ostetricia”
Efis Nonnis, personalità poco incline al compromesso, di carattere ribelle e fortemente critico, come scrive chi ha presentato il suo libro in ristampa anastatica, eleva la lingua sarda a dignità scientifica, duecento anni fa circa!
Riceva i miei più cordiali saluti G.Ledda