Qualcuno si ricorda di Renato Soru?

Renato Soru
Qualcuno si ricorda di Renato Soru? È vero che in questi anni passati dalla sua sconfitta elettorale si è sentito poco del Soru politico in generale, ma è anche vero che dell’impegno di Soru per la limba non si è sentito proprio più niente. E questo non è un caso.

Soru, oltre ad alcune iniziative simboliche come l’istituzione della commissione che ha proposto la LSC, l’aver commissionato la ricerca sociolinguistica coordinata dalla Prof. Oppo e l’aver usato il sardo in alcune occasioni pubbliche, non ha mantenuto nemmeno una delle promesse che aveva fatto.

Pubblico qui sotto una mail privata che ho scritto a Renato Soru nel dicembre 2008.

Le cose da allora sono soltanto peggiorate e di molto, nel senso che Soru sul fronte della limba è stato del tutto assente. L’unica mossa successiva alla mia lettera è stata quella del progetto di legge sulla limba, ma ormai il Presidente Soru era già stato messo in minoranza dal suo stesso partito: un’altro gesto simbolico, dunque.

Visto il rimescolamento di carte avvenuto nella politica italiana, è lecito aspettarsi che grandi cambiamenti avvengano anche in Sardegna, compresa la possibilità di elezioni anticipate.

Se questo avverrà, e se Soru dovesse essere nuovamente candidato, è meglio che non si aspetti l’appoggio del movimento per la lingua.

Non se l’è meritato.

“Caro Presidente,

Le scrivo, penso, per l’ultima volta. E le scrivo in privato perché, in fondo, il motivo per cui le scrivo è privato e personale.

Personale è infatti la mia delusione, anche se so di non essere il solo a sentirmi così.

Mi ero illuso di aver percorso assieme a lei un tratto importante della strada che porta a una Sardegna migliore. Mi ero illuso, ma è più giusto dire che in tanti ci eravamo illusi, che lei avesse imboccato l’unica strada che può portare a una Sardegna economicamente e culturalmente autocentrata e, fin dove è possibile in un mondo globalizzato, autosufficiente.

La strada è quella dell’emancipazione culturale dei Sardi e passa necessariamente per il riconoscimento del sardo come lingua “normale”. Non sto a ricordarle cosa vuol dire questo concetto che ho spiegato tante volte.

Adesso le rimprovero di avermi e averci illuso.

Senza che nessuno glielo chiedesse, a Paulilatino, l’anno scorso, lei si è impegnato a far entrare il sardo nelle scuole.

E, di nuovo, senza che nessuno glielo chiedesse, lei quest’anno si è impegnato a darci entro l’estate una nuova legge, una legge adeguata, per la nostra lingua.

Siamo alla fine dell’anno e alla fine del suo mandato politico e non abbiamo visto niente.

È chiaro che da lei non vedremo più niente: chiaramente le manca la volontà di mettere in atto le cose promesse.

Si dice in giro che lei, sulla questione della limba, si faccia consigliare da accademici amici suoi, visceralmente ostili alla lingua sarda.

Io ovviamente non posso sapere quanto questo sia vero, ma non mi sembra una coincidenza che lei, dopo l’oscena campagna stampa scatenata dal giornalista amico dei suoi amici assieme alle amiche del suo amico, abbia lasciato cadere le cose su cui si era sua sponte impegnato.

Si ricorda che quel giornalista l’ha perfino accusata di lasciarsi plagiare da me?

E lei prende sul serio questa gentixedda?

E mi permetta di dirle che politicamente lei sta mostrando chiare tendenze suicide.

Lei ha bisogno di tutti i voti possibili alle prossime elezioni e “i dati della ricerca sociolinguistica coordinata dalla Professoressa Oppo dicono che soltanto il 32,0% degli intervistati non è per niente favorevole all’uso della lingua locale negli uffici pubblici. […]
Come stanno le cose rispetto alla scuola? Il 57,3% degli intervistati si dichiara del tutto favorevole all’utilizzo, accanto all’italiano, del sardo nella scuola. Il 27,4% si dichiara parzialmente favorevole. […] Una percentuale enorme degli intervistati nella ricerca sociolinguistica (81,9%) dichiara di essere molto d’accordo sul fatto che il bambino impari l’italiano, una lingua straniera e la lingua locale.”

Lei ha creato aspettative enormi nei Sardi e poi le ha frustrate.

È ragionevole supporre che almeno un 5% dei Sardi, alle prossime elezioni, si lascerà guidare nelle sue scelte politiche dalla questione dell’identità.

Lei ha sperperato il patrimonio di consenso che aveva accumulato attorno alla questione della lingua e della cultura della Sardegna.

Si nd’at a lingi is didus!

Da quando, 12 anni fa, mi sono buttato in questa impresa ho visto passare molti Presidenti della Regione e molti Assessori alla Cultura: loro, i politici, non ci sono più; noi, gli intellettuali “macus”, ci siamo ancora e ci saremo ancora a lungo.

Noi passeremo alla storia; i politici sono semplicemente passati e continueranno a passare.

Dico queste cose con tristezza, anche perché per lei provo una simpatia personale. Mi dispiace davvero che sulla questione della lingua le nostre strade si siano separate.

La saluto,
Roberto Bolognesi”