PRIMA ALLA CAMERA E POI AL SENATO IL CALCIO IN BOCCA PER LA LINGUA SARDA. I COMPLICI E LE OPPORTUNITÀ

moro imbavagliato
Le elezioni europee sono a maggio. La legge elettorale non prevede né il collegio unico sardo né la tutela della minoranza linguistica sarda.
La legge si può emendare.
Intanto la Commissione competente del Senato ha licenziato il ddl n. 1224 con le modifiche da sottoporre alla discussione e poi al voto del Senato.
In seguito toccherà alla Camera.
Per i tempi stretti e per l’argomento del ddl ” riequilibrio di genere ” è quasi certo che non se ne farà nulla.
L’occasione però sarebbe stata ghiotta per proporre emendamenti che restituissero alla Sardegna i suoi diritti politici.
Nessun senatore lo ha fatto in Commissione e vedremo se qualche senatore sardo lo farà in aula.
Sorvolando sul collegio unico e osservando che anche l ’emendamento Cotti di M5S, non coglie la potenzialità della lingua sarda come motore di diritti politici garantiti, la legge n.18 del 24 gennaio 1979 stabilisce nell’art. 12 che ciascuna delle liste presentate da partiti o gruppi politici espressi dalla minoranza di lingua francese della Valle d’Aosta, tedesca della Provincia di Bolzano e slovena del Friuli Venezia-Giulia , può collegarsi per l’assegnazione dei seggi, con un’altra lista presente nella circoscrizione e in tutte le circoscrizioni con lo stesso contrassegno .
Nei successivi art. 20 e 21, la legge garantisce a queste liste delle minoranze linguistiche un seggio sicuro se raggiungono almeno 50.000 voti.
Salta subito agli occhi la grave discriminazione della minoranza linguistica sarda, ed in particolare dei partiti che ad essa si richiamano espressamente, non essendo prevista in legge pur essendo riconosciuta dalla legge 482/99 in applicazione dell’art. 6 della Costituzione.
Se lo stesso trattamento fosse garantito alla minoranza linguistica sarda ben più di un parlamentare europeo sarebbe eletto a rappresentare la più ampia minoranza linguistica della Repubblica, forte di oltre 1.600.000 abitanti ed almeno il 30/40% dei votanti identitari e a favore della lingua ,sarda come dimostrato dalle recenti elezioni europee.
Non sarebbe difficile trovare anche forme di unità elettorale e programmatiche nell’area della frammentazione sardista e neo indipendentista.
Si tratta di una gravissima violazione della Costituzione, dell’Accordo quadro sulle nazionalità e della Carta europea delle lingua regionali e minoritarie del Consiglio d’Europa, oltre che di tutte le Carte e Trattati internazionali sui diritti civili ad iniziare dall ‘ONU .
Aggiungendo che si tratta di un atto di bieco colonialismo e di genocidio culturale e politico della Nazione sarda.
A questo punto, supponendo un comportamento negativo dei senatori dei partiti colonialisti italiani di ogni settore ed in particolare dei loro senatori sardi, ci si aspetterebbe , nella fase di discussione nell ‘aula del Senato, qualche atto positivo almeno da SEL, in coerenza col voto dato alla mozione di Pili alla Camera.
Dal M5S che inspiegabilmente si è astenuto sull ‘ordine del giorno Pili, salvo sorprese, c’è poco da aspettarsi.
Come da Pili si attenderebbe un’iniziativa specifica per modificare la legge elettorale europea partendo dalla Camera.
L’EMENDAMENTO DA APPORTARE CONSISTE NELL’AGGIUNGERE ” LA MINORANZA DI LINGUA SARDA” ALL’ELENCO DEL FRANCESE,TEDESCO E SLOVENO.
Non sorprende il silenzio delle forze politiche sarde di area postsardista e neo indipendentista, sia in maggioranza che all’opposizione su questa questione rispetto si loro alleati in Consiglio regionale, marcando differenze e aprendo conflittualità.
Purtroppo prevale l ‘economicismo rispetto ai diritti nazionali d’autodeterminazione e la cronica sottovalutazione della chiave linguistica e del passepartout da essa costituito per affrontare il passaggio dall ‘autonomismo all’autodecisione con la costruzione dello stato nazionale sardo e del federalismo europeo.
Per questo nella nuova legislatura è di primaria importanza ottenere l’inserimento della lingua sarda e del bilinguismo sardo-italiano nello Statuto sardo. Il resto verrà a cascata.