Il Berlusconi che si cela dentro di noi

L’Italia ha un problema. Ancora oggi i ragazzini ascoltano Guccini, gli ex consiglieri comunali vogliono intestare piazze a Che Guevara, ragazzotti in anfibi entrano nelle chiese e ne escono con venerande statue di Nostra Signora in gesso, per poi schiacciarle nella pubblica via manco fossimo a Rostov sul Don nel 1918, i Sindaci non hanno le email, o non sanno usarle, la televisione è ancora centrale, la gente pensa che i gessati e le scarpe ortopediche siano eleganti, le librerie sono piene di biografie del duce e vuote di opere fondamentali che ormai nessuno traduce più, e circolano interviste di politici che esaltano “il primato della politica” e scherniscono il social networking.

Il suo problema è di natura spazio-temporale. L’Italia è sfasata, mentalmente come perduta nelle nebbie a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta. Anni mirabili, in cui leader politici innovatori hanno cambiato per il peggio o per il meglio grandi nazioni. Reagan, Thatcher, Mitterrand, Gorbaciov, Kohl eccetera. Ma in nessuno di quei Paesi episodi nefasti come il berlusconismo e il conservatorismo della sinistra hanno frizzato tutto come in Italia, creando la sensazione che non siano passati venticinque anni, ma magari solo cinque.

In quei Paesi si sono fatti passi importanti sul piano dei diritti e del rispetto reciproco, si è superato qualche conformismo. In Italia, si respira il passatismo a pieni polmoni. I reperti come Pannella riescono ancora a scatenare le passioni. Ditemi voi che cos’è oggi più arcaico di un centro sociale. Nel resto del mondo le giovani generazioni si mobilitano, ovviamente, online. Qui, ancora la cricca e il muretto, forever. Piccole appartenenze che si misurano in rigidi dress code e in odi, adolescenziali e post, per ogni differenza.

In Italia non si traduce più nulla di rilevante perché molto di ciò che avviene nel resto del mondo è intraducubile. Per noi incomprensibile. Ormai, nelle università, si ha difficoltà ad assemblare testi in italiano da proporre agli studenti perché, semplicemente, non si trovano tradotti. Si è costretti a usare testi in inglese. Per converso, i nostri studiosi non sono tradotti e non sono traducibili fuori dall’Italia, in quanto completamente arcaici e con riferimenti teorici generali ormai impresentabili, oppure triti e ritriti.

Così, le manifestazioni del 15 ottobre sono state pacifiche in tutto il mondo, ma non in Italia. Esistono persone, giovani, che vivono la loro vita come una proiezione del passato, di un’epopea mediocre come fu quella dei movimenti italiani degli anni ’70-’80. Per cui ha senso parlare di “esproprio proletario”, o della “necessità di esprimere la rabbia”, cose così. Fuori dal mondo.

Con il suo genio, Giorgio Gaber aveva espresso tutto questo sfasamento italiota in una frase: “non temo Berlusconi in sé ma Berlusconi in me”. Il contrario dell’indignazione oggi di moda.

Cerchiamo di costruire il piccolo catalogo del genio nazional-berlusconiano. L’Italia è l’unico paese occidentale in cui le donne siano pubblicamente trattate come solo-oggetti di desiderio sessuale, e i loro seni siano sdoganati come parte più importante del corpo rispetto al cervello. Ma l’Italia è anche il Paese in cui la maggioranza delle donne è d’accordo con questa idea. L’Italia è l’unico Paese avanzato in cui del matrimonio omosessuale neanche se ne parla. Ma l’Italia è anche l’unico Paese occidentale in cui il dirigente occulto di un importantissimo partito di sinistra può dichiarare pubblicamente che egli è contrario al matrimonio omosessuale perché offenderebbe i cattolici. E l’Italia è anche l’unico Paese in cui il maggiore partito della sinistra abbia un “dirigente occulto”. È inoltre l’unico Paese occidentale in cui tantissimi omosessuali siano presenti nelle istituzioni di ogni tipo, ma rigidamente ostili ad ogni riconoscimento dei loro diritti. L’Italia è l’unico Paese in cui un partito di governo sia razzista e ostile al Sud del Paese, ma è anche l’unico paese in cui un Presidente di Regione (il nostro) sia convinto che “la colpa sia dei Sardi”, in cui esista ancora lo zio Tom e anzi sia sdoganato. Per cui qui è possibile tenere pubblicamente discorsi razzisti e islamofobici anche verso gli immigrati, perché il razzismo ci viene spontaneo. L’Italia è l’unico Paese che non tutela, se non
costretta da trattati internazionali, le minoranze linguistiche, ma, per esempio in Sardegna, è uno dei pochissimi posti al mondo (come la Bielorussia o il Guatemala) in cui gli appartenenti alle minoranze linguistiche (cioè, noi) sono d’accordo con questa linea di conformismo totalitario, di annullamento di ogni differenza, soprattutto la
propria.

Insomma, il problema è sicuramente Berlusconi, ma, come mostrano le terribili immagini romane, ancora una volta, un’eccessiva tolleranza verso tutta questa stupidaggine che forse sarebbe necessario che noi stessi, per primi, ciascuno di noi dico, interrompesse. Meglio cominciare da noi stessi che indignarsi con gli altri.

Leave a comment

Send a Comment

S'indiritzu email tuo no at a èssere publicadu. Is campos pedidos sunt signados *