Gli attacchi alla L.S.C. dimostrano che a qualcuno sa Limba sarda fa ancora paura


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La recente offensiva del più importante quotidiano del Nord Sardegna contro il processo di standardizzazione scritta della lingua sarda è meritevole di qualche riga di approfondimento.

E’ stata, infatti, un’iniziativa pienamente legittima, ma discutibile nel metodo e nei tempi.

Mi rendo conto che andare contro il centro di potere giornalistico locale è pericoloso per chi voglia fare politica attiva, ma ho sempre espresso liberamente le mie opinioni senza mai curarmi delle eventuali conseguenze.

Inoltre, sono dell’avviso che al momento in cui internet raggiungerà capillarmente tutta la popolazione, questo centro di potere verrà inevitabilmente ridimensionato.

Internet e i social network sono crudeli in questo senso: se scrivi cose giuste e interessanti hai visibilità, altrimenti il tuo share è nullo.

Fondamentalmente contesto il metodo che l’importante quotidiano ha usato nella fattispecie, in quanto vuol far passare per un semplice stimolo all’approfondimento, un pungolo allo scambio di opinioni una vera e propria presa di posizione contro la Limba Sarda Comuna e il suo fine di standardizzazione della scrittura. Si da spazio prevalente a persone che sono notoriamente contrarie. L’intervento di Attilio Mastino è stato addirittura mirato alla persona e non all’idea.

Non avendo forse abbastanza forza ideologica per attaccare il progetto, il rettore dell’università di Sassari ha infatti preferito attaccare direttamente uno dei sostenitori dell’iniziativa, Pepe Corongiu, autore di un testo che evidenzia la normalità di una lingua che spesso dagli stessi sardi è vista come un idioma border-line.

Metodo subdolo e infelice: non si confutano le idee altrui con idee proprie, bensì si mina l’autorevolezza di chi le esprime, di modo che le sue idee non abbiano seguito.

Anche i tempi dell’iniziativa del quotidiano sono sospetti: un periodo in cui il gotha degli intellettuali sardi (quelli veri, non quelli che si vestono da intellettuali) sta facendo fronte comune per portare avanti il progetto LSC, con un discreto seguito e stranamente con pochissime polemiche.

Un periodo che arriva subito dopo la netta presa di posizione favorevole del PSd’Az (che non so se sia la prima di un partito a riguardo ma è sicuramente quella che mediaticamente ha avuto più rilevanza).

Una posizione messa in chiaro anche dal recente convegno di Olbia, dove è stata accompagnata da un concetto nuovo: il rivendicazionismo basato sull’essere minoranza linguistica, mentre finora si è fatto troppo spesso leva su concetti abbastanza banali e anonimi come quello dell’insularità!

Quanto basta per capire che l’iniziativa del noto quotidiano è mirata a destabilizzare l’opera di chi con enorme fatica sta portando avanti il progetto LSC. E lo si fa fingendo di non sapere o di non capire che il progetto riguarda solo la lingua scritta e non le sue tante varianti orali.

Altrimenti ci sarebbe ben poco da discutere e ben poco da contestare.

Ma la finalità è provocare una levata di scudi dei tanti fieri protettori del proprio campanile che vedono nella LSC uno strumento per cancellare le parlate locali.

E questa affermazione, la faccio da persona che ancora non scrive il sardo con le regole della LSC, ma che sposa in tutto e per tutto il progetto.

Nel mio piccolo ho voluto provare una sorta di standardizzazione scritta del dialetto del mio paese, Alà, che ha la particolarità di essere e essere sempre stato un dialetto esclusivamente orale.

Alà infatti a differenza di paesi limitrofi come Bitti e Buddusò, non ha pubblicazioni scritte in vernacolo, tipo raccolte di poesie, antologie di gare tra improvvisatori, o studi sui toponimi.

A tal riguardo siamo all’anno zero. Al momento in cui la Pro Loco locale ha deciso l’utilizzo esclusivo del dialetto alaese nelle sue comunicazioni, ho provato a stabilire poche ma significative regole d’uso che mi sono state molto d’aiuto per capire che la standardizzazione scritta della lingua sarda è l’unica maniera per salvaguardarla! Al momento in cui leggo in Facebook giovani alaesi scrivere “candho” comprendo l’importanza di regole oggettive di scrittura.

Il culmine è stato quando una amica romena, ma residente in paese da più di un lustro, scherzando mi ha scritto in chat: “no ti mancad nuddha”, riprendendo in maniera automatica il modo di scrivere che aveva avuto occasione di notare da me. Ciò sta a significare che la standardizzazione della lingua scritta oltre a essere cosa giusta e sacrosanta, è anche facilmente assimilabile dalla gente, e dopo un minimo periodo di apprendistato, si tramuta in automatismo! Sottolineo a margine il fatto che la comunicazione dei tempi moderni tramite social network, sms e chat non è certo un aspetto positivo, ma paradossalmente serve a diffondere la nostra lingua nella sua forma scritta, mai come ora necessaria e richiesta.

Fa male dunque questo importante quotidiano a dare ampio spazio (per non dire esclusivo) a chi è contro il progetto e fa bene invece il PSd’Az a sostenerlo in maniera forte e netta. Restano a me incomprensibili le ragioni di chi vuole evitare che la lingua sarda possa finalmente emanciparsi e mettersi allo stesso livello di tutte la altre lingue del mondo!