La Regione deve sostenere la lingua sarda, motore dell’identità

La Regione deve sostenere la lingua sarda, motore dell’identità

de Diego Corraine la nuova

Provando a fare un bilancio delle azione passate dei vari Governi sardi, è nel campo della lingua che abbiamo espresso originalità propositiva, a partire dalla legge 26 del ’97, che, riferendosi come cornice giuridica alla Carta europea delle lingue del 1992, prima che lo facesse la Legge 482 dello Stato nel 1999, ci ha dato anche proiezione internazionale.

 
Da allora, i diversi Governi e Assessori della cultura hanno realizzato, trasversalmente, progetti di politica linguistica unitaria, che hanno fatto sentire nazione solidale e moderna e di sfruttare la risorsa “lingua”, come fanno altrove le comunità nazionali analoghe alla nostra.
È così che abbiamo visto il sardo cominciare a riappropriarsi del territorio e della società, nella scuola e nelle istituzioni.

 
Dei vantaggi della battaglia per l’affermazione della nostra personalità linguistica unica ed originale ne hanno goduto tutte le forze politiche. È a essa che dobbiamo la forza di poter pretendere, anche dentro l’attuale Stato  e in Europa, preminenza e specificità, senza più complessi di inferiorità o illusioni integrazioniste verso il solito stato “patrigno”. Ciò potrebbe consentirci di aspirare a momenti superiori di autodecisione, se solo sapessimo, unitariamente come Sardi, perseguire l’ottenimento di una modifica della Costituzione dello stato italiano in senso plurinazionale.
Ormai, anche in Sardegna, è sempre più forte il sentimento che i problemi cruciali dello sviluppo si possono risolvere avvicinando strettamente al nostro territorio il potere di decidere e governare, che si debba o no ancora restare nello stesso stato.
Che farà il nuovo governo sardo per dare più forza e presenza al sardo, motore della nostra identità?

Speriamo che non voglia vanificare il capitale accumulato fino a oggi, ma che consolidi e ampli gli indirizzi comuni adottati fino ad ora, frutto del confronto tra i migliori esperti di sardo e di pianificazione linguistica, in Sardegna e fuori.    E che non presti orecchio a minoranze autolesioniste, localiste  o nichiliste, sempre presenti purtroppo, che preferiscono proporre il nulla o la divisione, anziché risultati unitari e largamente condivisi.
Abbiamo sperimentato con successo, dal 2001 a questa parte, le proposte di norma scritta unitaria e del relativo correttore ortografico realizzato dalla Ras, la presenza di insegnamenti curricolari in sardo di numerose discipline nella scuola dell’obbligo, la formazione di livello universitario di centinaia di insegnanti, l’uso del sardo nell’informazione a stampa, in quella radio e tv, nonché nella cartellonistica di imprese e enti pubblici e privati. La toponomastica in sardo di entrata/uscita in numerosi centri abitati sardi è testimonianza evidente di questo risveglio nazionale sardo.

 
Si tratta solo di continuare questo cammino, rafforzando la presenza e sviluppo della norma scritta unitaria dove si richiede una comunicazione di dimensione insulare e sovralocale; stabilizzando e ampliando il Servizio linguistico regionale; elaborando un piano triennale che, in continuità, rafforzi la politica linguistica della Ras; finanziando abbondantemente la presenza curricolare del sardo a scuola, in modo da istituzionalizzarlo; creando servizi radiotelevisivi in sardo moderni, che sappiano parlare soprattutto ai giovani, che sono l’anello debole della trasmissione linguistica intergenerazionale.

 

Lasciando da parte inutili tentativi di forzare la legislazione statale vigente in materia scolastica, già fallimentari in Friuli e altrove. È nella riforma del nostro statuto, che aumenti i nostri poteri in tutte le materie, compresa la lingua, che sta, semmai, la soluzione di una parte dei nostri problemi.

 
Sappiamo che la presenza della lingua nella ufficialità, dalla scuola alla sanità, dall’informazione alla formazione, è capace di attivare risorse umane e culturali innumerevoli, come ci insegnano altre realtà nazionali di successo che si muovono fuori dal folclorismo, dal localismo e dalla improvvisazione. Ho fiducia che l’Assessore Firino si faccia interprete di queste sollecitazioni che sono la sintesi dell’azione linguistica dei governi pregressi, riaffermate da un vasto movimento linguistico presente in tutta la Sardegna.

[La Nuova Sardegna, 9-5-2014]