Maninchedda, l’indipendenza e la lingua.

Ve la ricordate quella volta che Renato Soru ha minacciato di far pignorare la scrivania del Ministro delle Finanze? La scrivania era di Quintino Sella–si, quello che a Iglesias si fa immortalare da un minatore che non ha nemmeno i soldi per comprarsi camicia e pantaloni!–e il ministro era Tremonti.

Poi Berlusconi e Tremonti persero le elezioni e Soru si trovò a trattare delle Vertenza Entrate con Romano Prodi, Presidente del Consiglio “amico”.

Soru sottoscrisse un accordo indecentemente al ribasso, che poi neppure così è stato rispettato da parte dei vari governi che si sono succeduti:Vertenza entrate – Wikipedia

Allora abbiamo visto quando conta l’amicizia tra governanti sardi e governanti italiani: conta a senso unico.

I governanti sardi fanno quello che i governanti italiani dicono loro di fare, almeno quando appartengono allo stesso schieramento politico “nazionale”.

I governanti italiani se ne fottono dei Sardi, qualunque sia il loro schieramento politico.

Adesso è il turno di Maninchedda.

Con un ordine del giorno presentato dal Partidu Sardu–e preparata da Maninchedda–il Consiglio Regionale ha addirittura messo in discussione il patto che lega la Sardegna allo stato italiano inadempiente.

Ojammommía it’arrori!

Si è spaventata perfino la Confindustria:Secessione: la Sardegna approva un ordine del giorno

www.ilsole24ore.com

Io sono distante e, per capire un po’ quello che stava succedendo, mi sono preso qualche giorno di riflettere e informarmi un po’ di più.

La cosa che colpisce di pù, a prima vista, è la scandalosa assenza del PD dalla maggioranza dei firmatari.

E ancora di più colpisce l’assenza di Soru e dei suoi.

Custa comenti dda spiegant in Seddori?

Ah, già, adesso al governo c’è il bocconiano Monti, e il bocconiano Soru non resiste al fascino bocconaro.

Ma già lo sapevamo già che Soru fa il Rodomonte a corrente alternata: tutto dipende dal governo che si trova davanti.

E Maninchedda?

A pensar male si commette peccato…

Ma che strano: Berlusconi non c’è più e Maninchedda si risveglia dopo anni di letargo.

Anche Maninchedda ci ha l’indignazione intermittente!

Vabbé, la politica è l’arte del reale: una mossa del genere non sarebbe riuscita senza l’adesione di una parte del PDL.

O magari sarebbe riuscita con il PD al posto del PDL.

Ma con i SE non si fa la storia e “A caval donato non si guarda in bocca!”

Oggi l’ordine del giorno esiste ed è merito di Maninchedda e del Partidu Sardu.

Un’ottima domanda, cari Consiglieri regionali
Ma qualche dubbio mi viene lo stesso: qui si stanno mettendo in discussione i rapporti di lealtà istituzionale con lo stato italiano (lampu!) sulla base–si, insomma, è vero che non si vive di solo amore, ma…–di quattrini non pagati.

E tutto il resto? E la nazione sarda? E la lingua sarda, cioè l’elemento che definisce in modo più chiaro la nostra identità?

Perché non vengono denunciate anche le inadempienze dell stato italiano in questo campo?

Tatticismo?

Un modo per arrivare a una maggioranza con partiti che da quell’orecchio non ci sentono?

La politica è l’arte del reale, ma Maninchedda è un amico dichiarato dei nemici della limba annidati nell’università di Sassari.

E sulla questione è stato per il resto assente.

Il dubbio mi rimane che Maninchedda abbia una visione dell’indipendenza molto simile a quella di altri indipendentisti all’amatriciana: cheret issu puru sa Repubbrichedda Italiana de Sardinnia.

Insomma, una nuova entità burocratico- statale nella quale spartirsi potere e poltrone, ma per il resto identica alla Sardegna attuale.

Penso male perché sono cattivo e Maninchedda mi è antipatico?

Malu già so malu, ma Maninchedda non m’est antipaticu.

E Maninchedda est omine abbile.

Ma deo non mi fido ne de issu ne de una coalitzione de partidos chi non tenent casi nudda de partzire, foras de sas poltronas.

Se vogliono essere presi sul serio, comincino a mettere in discussione i rapporti di lealtà istituzionale con lo stato italiano a partire dalle nostre specificità: identità e lingua, in primis